Dopo la marea di notizie che hanno inondato i media relativamente allo stato di salute dell'acqua, del suolo e dell'aria in valle Agno e dintorni, occorre una seria riflessione. Sul tavolo delle questioni che scottano non c'è solo il dossier dei cosiddetti perfluorati. C'è un intero scenario che va riconsiderato. Dalle voci che foltrano in Arpav, ma soprattutto dalle preoccupazioni che a mezza bocca fanno capolino nei bar, nei circoli, nelle piazza della vallata, lo stato di saluto del comprensorio abbisogna di una grande e approfondita operazione di monitoraggio. Certo è che con le esigue risorse messe a disposizone di Arpav dalla Regione Veneto sarà difficile incidere in profondità. A Venezia, come a Roma dovrebbero mettersi il cuore in pace e creare un fondo ad hoc. Un fondo utile a finanziare uno studio interdisciplinare, completo ed indipendente, magari affidato ad università straniere. Primo perché con la salute non si scherza; secondo perché è giunta l'ora di cominciare a fare i conti, ragionando anche ma non solo in termini di costi benefici, con l'eredità ambientale lasciata dal settore produttivo, in Val Chiampo come in valle Agno. La cosa però sembra non interessare nessuno.
Enrico Rosa
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