giovedì 30 maggio 2013

Siamo alla canna del gassificatore

Apprendiamo con viva e vibrante soddisfazione della delibera della giunta regionale veneta numero 574 del 3 maggio 2013 da poco resa pubblica sul Bur. Al di là di ogni merito tecnico, rispetto al quale altri soggetti, come l'associazione No alla Centrale hanno detto e scritto con dovizia in passato, rimane un ambito esclusivamente politico sul quale vorremmo soffermarci. Leggendo il testo si può appurare che il previsto impianto di trattamento degli scarti conciari, ovvero il gassificatore, sarà realizzato a spese del contribuente, variamente distribuite tra enti locali, ente regionale e amministrazione centrale dello Stato. Dai vari organi di stampa abbiamo appreso nel tempo che il soggetto in pole position per la realizzazione dell'impianto, prima in forma pilota, poi in forma definitiva, sarebbe la Sicit, una società di proprietà delle concerie del nostro comprensorio. Orbene, al netto di ogni questione sulla opportunità o meno della nuova infrastruttura, questione che va approfondita ancora, non si capisce come mai un impianto che serve in primis all'industria e che sarà costruito, o che dovrebbe essere costruito, da un soggetto privato ad essa collegato, debba stare in piedi sulla base del solo danaro pubblico. Per giunta da più parti in questo senso si sostanzia tale scelta in ragione della grande valenza sociale e ambientale che il cosiddetto «inceneritore» avrebbe. A fronte di questo però le autorità competenti non hanno ancora provveduto a rendere pubblico l'intero studio collegato al progetto del gassificatore. Ma è mai possibile che scelte, nel bene o nel male, fatte sulla pelle dei cittadini e col danaro dei cittadini, prevedano un parziale oscuramento di dati e informazioni che dovrebbero essere resi pubblici all'istante?

Enrico Rosa

sabato 18 maggio 2013

Sei vertici, un esagono

Ogni volta che si volge lo sguardo al futuro inevitabilmente quell'azione è anche determinata dalla storia personale dell'osservatore; ma pure dal contesto nel quale è maturato il suo pensiero. Lo stesso approccio in gran parte è valido anche quando è la società nel suo complesso, o parti di questa, che ragiona sul proprio futuro. In un contesto del genere, il paesaggio può essere considerato la manifestazione palpabile dei valori culturali che in qualche modo guidano o traviano una determinata comunità. Pertanto un approccio rispettoso al paesaggio non è la causa di un rapporto onesto con l'ecosistema che ospita una determinata comunità, bensì l'effetto. Ovviamente un approccio onesto con il proprio contesto vitale, sia con le persone, sia con il territorio, è pensabile quando i valori condivisi e condivisibili siano rispettati sia sul piano della legalità. E non solo in ragione della forza coercitiva del diritto ma perché esso stesso è una declinazione della comunità. In questo senso territorio, ambiente, paesaggio, legalità, tradizione e cultura sono intimamente legati e costituiscono un prisma indispensabile attraverso il quale guardare alla realtà che ci circonda, senza dimenticare il sistema globale che nel bene o nel male la incorpora. Così sulla base di queste semplici considerazioni abbiamo deciso di dare vita ad un circolo informale, l'Esagono. L'obiettivo? Mettere a disposizione, senza formalismi e rigidità e nell'ambito del nostro territorio, ovvero l'Ovest Vicentino con una attenzione particolare alla valle dell'Agno, uno spazio aperto. Uno spazio dedicato allo scambio delle idee a partire dai sei punti che idealmente delimitano, senza preclusioni, la superficie del nostro ragionamento.

I fondatori
Massimo Follesa
Enrico Rosa
http://esagonovi.blogspot.it