Apprendiamo con viva e vibrante soddisfazione della delibera della giunta regionale veneta numero 574 del 3 maggio 2013 da poco resa pubblica sul Bur. Al di là di ogni merito tecnico, rispetto al quale altri soggetti, come l'associazione No alla Centrale hanno detto e scritto con dovizia in passato, rimane un ambito esclusivamente politico sul quale vorremmo soffermarci. Leggendo il testo si può appurare che il previsto impianto di trattamento degli scarti conciari, ovvero il gassificatore, sarà realizzato a spese del contribuente, variamente distribuite tra enti locali, ente regionale e amministrazione centrale dello Stato. Dai vari organi di stampa abbiamo appreso nel tempo che il soggetto in pole position per la realizzazione dell'impianto, prima in forma pilota, poi in forma definitiva, sarebbe la Sicit, una società di proprietà delle concerie del nostro comprensorio. Orbene, al netto di ogni questione sulla opportunità o meno della nuova infrastruttura, questione che va approfondita ancora, non si capisce come mai un impianto che serve in primis all'industria e che sarà costruito, o che dovrebbe essere costruito, da un soggetto privato ad essa collegato, debba stare in piedi sulla base del solo danaro pubblico. Per giunta da più parti in questo senso si sostanzia tale scelta in ragione della grande valenza sociale e ambientale che il cosiddetto «inceneritore» avrebbe. A fronte di questo però le autorità competenti non hanno ancora provveduto a rendere pubblico l'intero studio collegato al progetto del gassificatore. Ma è mai possibile che scelte, nel bene o nel male, fatte sulla pelle dei cittadini e col danaro dei cittadini, prevedano un parziale oscuramento di dati e informazioni che dovrebbero essere resi pubblici all'istante?
Enrico Rosa